Elogio del compromesso

elogio del compromesso

Ogni Artista che si rispetti non scende a compromessi.

Questo fa di lui un artista duro e puro che, fortunatamente, sfugge alla categoria di “commerciale” (etichetta dispregiativa che accomuna tutti coloro che sembrano fare Arte più per esigenze monetarie che per il Sacro Fuoco che brucia loro le viscere…).

Ora però, l’Artista che non scende a compromessi si accorge molto spesso che quella che lui chiama Arte dura e pura in realtà ha tutte le caratteristiche dell’onanismo. Egli infatti produce questa cosa esclusivamente per sé e – per rimanere nell’immagine precedente – ne gode da solo, con l’unico vantaggio che questa pratica non gli procura alcun tipo di cecità, congiuntivite o danno alla vista.

Dopo un po’ di anni di questa pratica l’Artista – con lo sguardo scavato da profonde borse sotto gli occhi – si rende conto che quello che fa non ha molto senso se non va incontro alla gente, se non riesce a condividere quello che pensa e produce con un pubblico: scrivere, suonare o dipingere cose che nessuno capisce è un po’ come raccontare una barzelletta che noi consideriamo bellissima e constatare che siamo gli unici a ridere.

Ecco: molto spesso quello che chiamiamo “compromesso” non è altro che un passo verso gli altri, rendersi conto che è molto facile dire in maniera difficile le cose difficili, molto più difficile è dire cose difficili in modo facile (chiaro, no?). Forse allora sei tanto più artista (anche se forse non con la lettera maiuscola), quando riesci a parlare di quello che ti sta a cuore in modo che tutti ti capiscano e riescano a condividere quello che senti.

Il compromesso allora non è altro che la base della comunicazione: non parlare solo a se stessi ma scegliere un linguaggio comune a tutti.

Questo compromesso è la base della vita insieme, è ciò che ci fa scendere dal nostro piedistallo e accettare che al mondo esistono persone che sono ghiotte di cassoeula o ascoltano Gigi D’Alessio a orari impensati o trovano normale baciare il proprio cane (che, di solito, non si tira indietro e ci dà dentro con la lingua pure lui…) e poi salutarvi affettuosamente con un bacio sulla guancia…

Ci sono alcuni che amano i film di Steven Seagal e il sushi, altri che vogliono la pizza e i film d’autore, i vegani che amano i film francesi: a volte, anche solo organizzare un sabato sera fra amici esige la messa in pratica della discreta Arte del Compromesso.

Comunicare, vivere insieme… sono due aspetti che ci costringono quotidianamente a compromessi, a piccole rinunce, a contrattazioni fra ciò che riteniamo irrinunciabile e quelle cose che invece siamo disposti  a cedere per venire incontro agli altri.

Qualcuno una volta ha detto che la democrazia funziona quando tutti sono un po’ scontenti (attenzione: non quando la maggioranza è contenta), perché significa che si è scesi a compromessi per accontentare tutti. Non vedo quindi perché proprio in ambito politico si debba proclamare che non si scenderà a compromessi, quando proprio la politica dovrebbe essere la sede della contrattazione fra tutti, fra chi ama Steven Seagal e chi guarda solo Kurosawa.

Fidatevi di me: quando avevo 15 anni ero un Artista e col tempo – sceso a compromessi con me stesso – ho capito di essere solo un pirla che scrive su internet.

Ho capito però anche un altro paio di cose: che non scendere a compromessi è, contrariamente alle apparenze, la via più facile che si possa scegliere e che non mi fido tanto di quelli che dicono “io non scenderò mai a compromessi”.

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4 risposte a Elogio del compromesso

  1. Andrea Gardoni ha detto:

    clap-clap-clap-clap-clap-clap-clap-clap-clap(però calorosamente)

  2. Emanuele ha detto:

    la pratica dell’Onartista!!
    Guccini cantava che gode “molto di più nell’ubriacarsi oppure a masturbarsi, al limite, a scopare”. Beh in fondo io ho raggiunto un buon compromesso con la mia compagna e devo dire, che la casa è pulita. E anche lei ascolta più volentieri quello che suono.
    Ah dimenticavo, porto gli occhiali, ma da tempi non sospetti, ero alle elementari…

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